Torna a vivere San Francesco del Prato
Tornerà a vivere nella sua austera bellezza e nella essenzialità della sua architettura la grande chiesa di San Francesco del Prato posta nel centro storico della città di Parma. Spogliata e deturpata durante le soppressioni napoleoniche e destinata ad uso carcerario, è stata data in concessione alla Diocesi di Parma nella primavera di quest’anno. Il recupero di questo monumento all’uso liturgico, si arricchisce di una evidente valenza artistico- culturale.
La presenza della comunità francescana cui sarà affidata garantirà nella fedeltà al suo carisma attività sociali e caritative, come pure l’assistenza pastorale della vicina Università, che potrà usufruire, insieme alla cittadinanza, degli spazi recuperati.
L’impegnativa opera di restauro si affida – come è stato nel corso della sua costruzione – alla generosità dei parmigiani e di tutti coloro che condividono le ragioni dell’arte, della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico come pure dei valori cristiani che hanno reso possibile in passato la realizzazione di quest’opera.
A tal fine la Diocesi, condividendo con gran parte delle istituzioni e di tanti cittadini l’importanza di rendere la Chiesa nuovamente fruibile alla città ed a tutti coloro che sono appassionati di cose “belle”, intende promuovere la costituzione di un Comitato cittadino con lo scopo di promuovere e sostenere – sia facendo opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sia favorendo iniziative di supporto economico – il restauro e la riapertura al culto e alla città di San Francesco del Prato.
La designazione di Parma “Capitale della Cultura” per l’anno 2020 ci si augura possa avere una delle sue migliori espressioni nel recupero di San Francesco del Prato. Se, infatti, è vero che “La cultura batte il tempo” San Francesco del Prato (e San Francesco ben di più) ne è, anche oltre le nostre mura cittadine, uno dei migliori “testimonial”.
I tecnici scelti per la redazione dei progetti sono rispettivamente l’arch. Giorgio Della Longa di Roma (che con il prof. Paolo Marconi aveva già preparato un preliminare nel 2002 approvato dalla Soprintendenza), e l’ing. Giovanni Cangi.
È già iniziata una prima fase con le indagini necessarie alla valutazione strutturale, materica e del degrado dell’immobile, sondaggi geologici, affidamento ai due gruppi sopra ricordati della progettazione e si concluderà con la posa di un pavimento non definitivo, che comunque offra una base d’appoggio sicura e omogenea per installare il cantiere.
Una seconda fase riguarderà l’intervento di miglioramento sismico su tutta la Chiesa e la parte di convento affidata alla Diocesi, la terza fase riguarderà il recupero e il restauro della Chiesa e dell’ex convento per renderli pienamente agibili e utilizzabili.
La stima dei costi per ora ipotizzati in base ai preziari regionali ammonta a circa 6,5 milioni di euro. Avremo maggiore esattezza a breve con la presentazione degli esecutivi. Alle tre fasi sopra descritte nelle previsioni potrà seguire una quarta fase per rendere funzionale anche il piano terra dell’ex carcere e il restauro degli affreschi, attualmente nascosti da una spessa coltre di intonaco sovrapposta negli anni di presenza del carcere. È previsto che la facies finale dell’interno soprattutto lascerà tracce visibili dell’uso carcerario a ricordo di questo luogo di sofferenza, ma anche tacita memoria di chi vi ha portato speranza e carità cristiana, come Padre Lino e madre Anna Maria Adorni.
Il reperimento dei fondi per affrontare la spesa si affida, come si diceva all’inizio alla generosità delle istituzioni, delle ditte, ma anche dei tanti cittadini che hanno visitato ed ammirato la chiesa nelle recenti giornate FAI, o anche a quelli che ricordavano la prima scoperta del luogo nell’ormai lontano inverno del 2001-2002. In ragione delle manifestazioni di interesse ed alla disponibilità di massima raccolte informalmente si può ritenere che una cospicua parte dell’importo possa essere coperto così da poter ritenere raggiungibile l’obiettivo di “riaprire” stabilmente San Francesco in occasione delle celebrazioni di Parma Capitale della Cultura 2020.
Il restauro di San Francesco, bene di proprietà dello Stato, potrà godere anche dei vantaggi concessi attraverso ART-BONUS, la legge dello Stato che ha introdotto un credito d’imposta in misura del 65% dell’erogazione eseguita per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura. Possono usufruire di questa possibilità tanto i titolari di reddito d’impresa, quanto gli enti non commerciali e le persone fisiche.