Medaglia d’argento dall’Università di Ferrara per il progetto di restauro di San Francesco del Prato
Il giorno 19 marzo si è tenuta a Ferrara la cerimonia di premiazione del “Premio Domus restauro e conservazione”, premio internazionale di restauro giunto alla IX Edizione, che ha visto il progetto di restauro del Santuario di San Francesco del Prato ricevere la medaglia d’argento.
Il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara sviluppa da anni iniziative di formazione e di confronto progettuale. Nell’ambito di tali attività rientra anche il Premio Internazionale “Domus Restauro e Conservazione”, una manifestazione che si presenta come la prima iniziativa del settore volta a far conoscere ad un ampio pubblico restauri architettonici che abbiano saputo interpretare in modo consapevole i princìpi conservativi nei quali la comunità scientifica si riconosce, anche ricorrendo a forme espressive contemporanee.
Il Premio, voluto e ideato in collaborazione con Fassa S.r.l., vuole inoltre riconoscere la fondamentale importanza rivestita dalle imprese coinvolte nei restauri, arrivando a premiare i progettisti del settore privato o pubblico e le ditte di restauro che hanno realizzato le opere.
Nell’attribuire il premio alla nostra chiesa, la giuria si è così espressa:
“La chiesa di San Francesco del Prato a Parma è un’opera complessa, caratterizzata da molteplici e impattanti stratificazioni storiche, principalmente a seguito della trasformazione in carcere, che in parte erano già state rimosse prima dell’ultimo intervento di restauro. La scelta principale da un punto di vista formale e testimoniale riguardava le aperture della facciata: le finestre del carcere ottocentesco sono state tamponate (lasciandone percezione maggiore all’interno, con evidente sottosquadro, e minore all’esterno, con differente tessitura muraria), il rosone è stato mantenuto e restaurato, le monofore laterali sono state riconfigurate. Per la pavimentazione interna, realizzata in cocciopesto, la scelta è ricaduta invece sul livello superiore seicentesco. Da un punto di vista strutturale, gli interventi hanno lavorato per lo più per integrazione rispetto agli snelli elementi tipici delle architetture francescane. Le accurate operazioni di restauro conservativo delle superfici hanno permesso di riportare alla luce importanti elementi decorativi policromi rimasti nascosti per oltre due secoli. Questo restauro, pur consentendo il riconoscimento delle principali stratificazioni storiche, privilegia il recupero filologico dell’opera nelle forme antecedenti le grandi manomissioni ottocentesche”.