“Pierre e Mohamed” a San Francesco del Prato
Giovedì 10 ottobre 2019, lo straordinario monologo teatrale tratto dal libro di Adrien Candiard arriva alla chiesa-cantiere di Parma.
Il tema del dialogo possibile tra culture e religioni entra con autorevole delicatezza nel cantiere del restauro di San Francesco del Prato, che alle 21:00 di giovedì 10 ottobre 2019 apre il proprio eccezionale sipario su “Pierre e Mohamed”. Ingresso libero sino ad esaurimento posti.
Dopo il debutto al prestigioso Festival di Avignone nel 2011 e oltre 1700 repliche in 6 diversi Paesi, il monologo teatrale tratto dal testo di Adrien Candiard che ha commosso la Francia arriva, con ingresso libero, nella chiesa simbolo di Parma 2020, con la regia e le musiche di Francesco Agnello e l’interpretazione di Lorenzo Bassotto. Veicolo di un potente messaggio di amicizia e coraggio in un drammatico clima da guerra civile, lo spettacolo si ispira alla vicenda di Pierre Claverie – vescovo di Orano beatificato da Papa Francesco – e del musulmano Mohamed Bouchikhi, assassinati in Algeria nel 1996 dal terrorismo islamista che colpì anche i monaci di Tibhirine.
Il monologo si presenta come l’alternarsi delle due voci dei protagonisti, Pierre e Mohamed. L’uno spiega il perché del legame di amicizia con l’altro. Alle parole autentiche di monsignor Pierre Claverie, tratte dai suoi numerosi scritti, si aggiungono quelle di Mohamed Bouchikhi, frutto invece della libera interpretazione letteraria dell’autore.
«Il messaggio universale di amicizia e di solidarietà fra persone di fedi diverse è il messaggio più profondo e attuale della rappresentazione» spiega Lorenzo Fazzini, direttore di Editrice Missionaria Italiana, casa editrice che ha pubblicato il testo dello spettacolo nell’omonimo libro e che organizza lo spettacolo in Italia. «Adrien Candiard ha scritto un monologo veramente toccante che ha colpito migliaia di persone perché parla del profondo rapporto tra un cristiano e un musulmano, i quali sapevano di andare incontro alla morte proprio perché amici».
All’entusiasmo di Lorenzo Bassotto, che spiega come le voci dei due personaggi da lui incarnati si confondano fino a diventare la stessa cosa, si aggiunge la considerazione del regista Francesco Agnello, per il quale “Pierre e Mohamed” è una vera e propria missione. «Fondamentale è l’idea di monsignor Claverie: io, cristiano, non sono qui per cambiare te, musulmano, ma per ascoltarti e arricchirmi», chiarisce. «Questo fa sì che, a ogni replica, gli spettatori, credenti e non, cristiani e musulmani, escano entusiasti e più propensi al dialogo».
A tal proposito, sono numerosi i fatti hanno già contribuito a creare un alone di leggenda intorno allo spettacolo: dopo averlo visto casualmente insieme a Lille, due sorelle, che per anni non si erano parlate a causa delle differenti confessioni religiose, hanno passato la notte a raccontarsi reciprocamente le rispettive scelte di culto, finendo per riallacciare i rapporti. A Marsiglia, a seguito della messa in scena del monologo, gli spettatori si sono fermati sul piazzale della chiesa dove era avvenuta la rappresentazione e hanno spontaneamente dato vita a gruppi di amicizia islamo-cristiani che da quella sera realizzano congiuntamente opere di volontariato. E sono solo alcuni dei tanti episodi registrati
Non è un miracolo. È semplicemente il frutto di un testo che affronta con disarmante onestà il tema critico della convivenza, lanciando un messaggio che può essere sintetizzato in passaggi chiave come quello in cui Pierre afferma «Essere pronti a dare la vita per qualcuno è davvero la prova decisiva del nostro amore. Al di qua di questo dono, non abbiamo ancora amato. O, più semplicemente, non abbiamo amato che noi stessi».